Loro si definiscono «caustici, sarcastici, esiziali», e i loro lettori non potrebbero trovare migliore definizione per i libri che pubblicano. Da dieci anni, l’abruzzese Neo edizioni da un piccolo paese del centro Italia mira a fare un tipo di cultura «resistente», che vuole e sa stupire. Nulla è convenzionale di questa casa editrice, dalla comunicazione alla scelta degli autori, tutto vuole essere coraggioso e controcorrente.

Un catalogo riconoscibile, creato negli anni da poche uscite annuali, ma confezionate con cura e seguite con passione nella loro promozione anche attraverso canali inediti. In questo modo, i libri di Neo hanno saputo ritagliarsi un loro spazio nel panorama della piccola e media editoria italiana, raggiungendo traguardi importanti: sono finiti nella dozzina del Premio Strega, hanno vinto premi importanti, i loro diritti sono stati acquistati da realtà straniere, e la bravura dei loro autori è stata riconosciuta anche da editori più grandi (è il caso di Paolo Zardi, pubblicato quest’anno anche da Feltrinelli).

In attesa di incontrarli alla prossima edizione di Più libri più liberi, abbiamo fatto qualche domanda all’editore Angelo Biasella.

Come è nata la vostra casa editrice, da quale urgenza?

A novembre spegniamo le candeline. Sono passati esattamente dieci anni dal primo titolo pubblicato.

In quel periodo, nel 2008, io e Francesco Coscioni decidemmo di ascendere nell’arena editoriale animati da folli propositi. L’idea ‒ neanche troppo originale, a pensarci oggi ‒ era quella di ideare un contenitore in cui mettere i libri che ci andava di leggere. Mi spiego: eravamo lettori piuttosto incalliti e macinavamo gli interi cataloghi (o grandi porzioni) degli editori che ci piacevano. Per ogni libro che ci entusiasmava, però, toccava sorbircene venti che non sfioravano nessuno dei nostri nervi scoperti. Per dire, ce ne piacevano cinque di minimum fax, un paio di Pironti, una dozzina di Adelphi, uno di Einaudi e tanti SugarCo.

«Solo ciò che ci fa vibrare» ci dicemmo, senza immaginare quanto sarebbe stato difficile trovare opere capaci di farlo. L’urgenza era capire se lì fuori ci fossero lettori con i nostri gusti e, se possibile, andarli a cercare per puro spirito di condivisione. Il tutto, a quel tempo, era ammantato di poche velleità imprenditoriali, a dire il vero. Era molto eccitante, la cosa, e di una genuinità commovente. Tipo quando fai una playlist, la passi ai tuoi amici, e poi aspetti di sapere cosa ne pensano.

«I libri di Neo sono…»: se dovesse indicare tre aggettivi che racchiudono la vostra linea editoriale, quali sarebbero?

Fino a qualche tempo fa, avrei detto caustici, sarcastici ed esiziali. Ultimamente, però, complice l’età che avanza, stiamo allargando il ventaglio della nostra proposta. Gli spigoli si smussano, la cazzimma si attenua e il sorriso beffardo si allarga in un’espressione di misericordia che abbraccia tutto il creato. Ne sono la riprova il pluripremiato Vinpeel degli orizzonti di Peppe Millanta, una fiaba per adulti che fa crepitare il cuore, e Nostra signora dei calzini – deluxe di Alessandra Racca, la nostra poetessa da combattimento, sempre capace di trovare suggestioni fighissime nelle pieghe del quotidiano. La brace del nocumento, però, arde ancora. La madre di Eva di Silvia Ferreri (in dozzina al Premio Strega) e Cometa di Gregorio Magini sono romanzoni al contempo per palati fini e stomaci forti che contribuiscono a mantenere la Neo sul sentiero che avevamo tracciato al momento di fondarla.

La fiera è un momento fondamentale per una casa editrice, in cui fare conoscere il proprio lavoro e saldare il rapporto coi lettori, fedeli e nuovi. Qual è il vostro rapporto con Più libri più liberi?

Le fiere sono imprescindibili. È il momento in cui usciamo allo scoperto e tastiamo con mano se il lavoro di un anno ha colto nel segno o se dobbiamo rivedere qualcosa. Nel corso degli anni, abbiamo messo su un discreto gruppo di psicopatici che ci segue e viene a gozzovigliare al nostro stand. Ecco, alle fiere, forse, non sembriamo esattamente quello che dovremmo essere ma assicuriamo che c’è buona sostanza dietro le nostre facce giulive.
Più libri più libri, manco a dirlo, è divertente almeno quanto è importante.

Come descrivereste il pubblico di Più libri più liberi?

È la fiera della piccola e media editoria, quindi, per forza di cose, il pubblico è fatto di lettori attenti e curiosi. Lettori che non si fanno affascinare dalle logiche del best seller. Lettori che mirano, magari, a scoprire un autore piuttosto che subirlo passivamente, sponsorizzato da campagne pubblicitarie milionarie. Volenti o nolenti noi editori indipendenti siamo la palestra degli scrittori del futuro. I frequentatori di Più libri più liberi lo sanno e vengono a vedere se nelle nostre scuderie fiutano i cavalli vincenti.

Parliamo di progetti e sogni per il futuro. Cosa dobbiamo aspettarci da Neo nei prossimi anni?

In uscita abbiamo il nuovo romanzo di Angelo Calvisi e una raccolta di racconti di Paolo Zardi, uno dei nostri autori di punta. A breve uscirà in Cile, per Edicola Ediciones, la traduzione in spagnolo de La madre di Eva di Silvia Ferreri. Oltre a questo, sogniamo per lei traduzioni in Cina, Francia, Spagna, Portogallo e Germania. Sogniamo un film tratto da La madre di Eva. Sogniamo un film anche per Vinpeel degli orizzonti, magari della Disney, diretto da Tim Burton o da Terry Gilliam. Sogniamo Cometa finalista al «Campiello». Sogniamo Grande nudo di Gianni Tetti opzionato da una mega produzione americana che ne fa una serie tv di una potenza incredibile.
Sogniamo questo ben consci che, a volte, i sogni si avverano.

di Denise Nobili


Questo è un articolo della newsletter di Più libri più liberi a cura del Giornale della Libreria, per consultarla clicca qui.