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“Derive” di Pascal Manoukian e i pionieri della migrazione

In un momento in cui i flussi migratori occupano le prime pagine della cronaca internazionale, dalle polemiche sullo sgombero del campo per migranti di Calais, ai progetti per costruire muri che impediscano l’immigrazione clandestina in Gran Bretagna e, dall’altra parte dell’Atlantico, dei messicani in America (cavallo di battaglia elettorale del neo eletto Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump), Derive (editore 66thand2nd), il primo romanzo di Pascal Manoukian, si inserisce nell’attualità con incredibile efficacia.

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Cover

Già vincitore del “Prix Première 2016”, il romanzo racconta la vita di tre uomini costretti ad abbandonare il proprio paese in cerca di una vita migliore, per la loro famiglia e per se stessi. Il moldavo Virgil si nasconde sotto il pianale di un camion per lasciarsi alle spalle gli anni di comunismo che hanno messo in ginocchio la sua terra. Assan scappa con l’unica figlia ancora in vita, travestita da maschio, da una Mogadiscio in piena guerra civile e preda di saccheggi e stupri. Chanchal fugge da Dacca, la capitale di un Bangladesh poverissimo e colpito da cicloni ricorrenti che spazzano via cose e persone. La storia di tre esistenze destinate a incrociarsi si sviluppa nel racconto di tre viaggi con il medesimo punto d’arrivo: Villeneuve-le-Roi. Ad attenderli in Francia troveranno nuove privazioni e sofferenze, ma nella quotidiana lotta per la sopravvivenza impareranno insieme a battersi per la loro dignità e per riconquistare la speranza nel futuro.

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Pascal Manoukian

Pascal Manoukian, durante la sua carriera da reporter e corrispondente in molte zone di guerra, ha vissuto in prima persona i conflitti più importanti che hanno scosso il mondo tra il 1975 e il 1995 e ce li restituisce in questo potente romanzo che analizza con sguardo attento il dramma della clandestinità in un momento storico ancora lontano dal fenomeno migratorio di oggi. Le storie di coloro a cui la vita non ha lasciato scelta si sviluppano nel 1992, anno successivo alla caduta dell’Unione Sovietica, allo scoppio della guerra civile in Somalia e al devastante ciclone tropicale che colpì il Bangladesh sudorientale.

Come corpi alla deriva, i protagonisti si affidano al destino, lasciandosi trasportare dalla vita con la risolutezza dei sopravvissuti perché, come profetizza Virgil, uno dei protagonisti: «Nessun muro sarà mai abbastanza alto, nessun mare sarà mai abbastanza burrascoso per trattenerli. Perché quello che di peggio c’è da voi, è comunque meglio di ciò che di meglio c’è da noi. Non potete farci niente, mi creda, quello che oggi è un lieve formicolio non è niente in confronto al prurito che sentirete domani».

Libro e autore vi aspettano a Più Libri Più Liberi dal 7 all’11 dicembre.

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