Da più di trent’anni Lego con la sua fondazione omonima si impegna a sviluppare nuovi metodi di apprendimento attraverso il gioco. Nata nel 1986, la danese Lego Foundation si è distinta per progetti innovativi basati sul concetto del Play is learning: dietro ogni costruzione di mattoncini fatta da un bambino c’è un processo di invenzione creativa, ma anche di valutazione, progettazione. Così, soprattutto negli ultimi anni i Lego hanno dimostrato di essere efficaci sia per i bambini sia per gli adulti nell’insegnare attraverso il gioco quali sono i principi della meccanica, della robotica, quali le basi del coding.
La fondazione è, inoltre, da sempre impegnata in progetti di valore sociale, con l’obiettivo di allargare sempre più il bacino di beneficiari dei suoi prodotti, corsi e borse di studio dedicati non solo ai più piccoli ma anche ad adulti e giovani educatori. L’inclusione sociale è un valore bandiera per Lego e il marchio lo ha dimostrato soprattutto attraverso la sua partnership con Unicef, con cui si è fatta carico di piani educativi di qualità anche per bambini e famiglie in difficoltà economica, rifugiati, e in situazioni difficili.
Durante la Sustainable Brands Conference di Parigi di quest’anno, Lego ha annunciato l’ideazione di un nuovo progetto dedicato ai bambini con disabilità visiva: Lego Braille Bricks. Un prodotto per cui da anni le associazioni che rappresentano ciechi e ipovedenti premevano, ed è proprio da un’idea iniziale proposta alcuni anni fa dall’Associazione danese che nasce il concept capace di unire il gioco all’apprendimento.
I primi kit attualmente in fase di test sono, quindi, nelle lingue dei Paesi le cui associazioni ciechi e ipovedenti hanno collaborato per la progettazione: Danimarca, Brasile, Regno Unito e Norvegia. Durante l’anno inizieranno anche i test su altre lingue, come spagnolo, tedesco e francese, per arrivare nel 2020 al rilascio di un kit definitivo di 250 mattoncini Braille che coprono l’alfabeto, i numeri e i simboli matematici. Lego distribuirà gratuitamente il kit alle associazioni e istituzioni selezionate.
I mattoncini Lego Braille presentano dei punti in rilievo che identificano lettere e numeri secondo l’alfabeto Braille corrispondente per le varie lingue, ma conservando la possibilità di essere impilati per costruire. La vera inclusione passa però da un altro dettaglio: su ogni mattoncino è visibile la lettera stampata in modo da permettere anche a famigliari, insegnanti o compagni di scuola di interagire alle stesse condizioni. Si tratta di un approccio importante, visto che spesso le difficoltà in ambito scolastico dei bambini con disabilità visiva nascono proprio dall’impossibilità degli educatori o dei genitori di affiancare il bambino nel processo di apprendimento.
I mattoncini Braille nascono anche da una nuova esigenza sentita in molti Paesi, come ha sottolineato Philippe Chazal dell’European Blind Union: «Con migliaia di audiolibri e nuove tecnologie audio disponibili, un numero sempre minore di bambini sta oggi imparando a leggere il Braille». Una crisi di alfabetizzazione Braille sentita in particolare in alcune realtà come gli Stati Uniti dove, secondo l’ultimo rapporto della National federation of the blind, soltanto il 10% dei bambini ciechi oggi sta imparando il Braille, un notevole passo indietro rispetto a settant’anni fa quando la percentuale arrivava al 50%.
Si tratta di un’emergenza, dal momento che la conoscenza del Braille permette a un adulto maggiori opportunità sia nello studio che in seguito nel lavoro, ambito in cui l’indipendenza data proprio dal Braille apre migliori occasioni di impiego. Si stima che in Europa circa il 75% degli adulti con disabilità visiva è disoccupato (fonte: European Disability Forum ed European Blind Union), spesso a causa di discriminazione ed esclusione sociale, che nascono anche dalla poca cognizione dell’esistenza di strumenti tecnologici che oggi permettono a ciechi e ipovedenti di essere perfettamente integrati.
«I bambini ciechi e ipovedenti hanno sogni e aspirazioni per il loro futuro come i bambini vedenti», ha dichiarato John Goodwin, Ceo della Lego Foundation. «Hanno lo stesso desiderio e bisogno di esplorare il mondo e socializzare attraverso il gioco, ma spesso affrontano l’isolamento involontario come conseguenza dell’esclusione dalle attività». Nuovi approcci all’apprendimento come questo diventano allora un trampolino per l’inclusione di tutti.
Anche se c’è ancora molto da fare soprattutto dal punto di vista dell’offerta scolastica, siamo all’inizio di un processo di consapevolezza necessaria per cambiare il modo in cui la società concepisce lo studio e l’apprendimento, che proprio attraverso il gioco possono diventare più inclusivi per tutti.
Di Denise Nobili
Questo è un articolo del Giornale della Libreria