«Milieu edizioni è nata a Milano nel 2012 – racconta Edoardo Caizzi – inizialmente come gruppo di ricerca sulla storia sociale e criminale e successivamente come proposta editoriale. Fin da subito privilegiando una struttura molto agile e liquida, collaborando con altre realtà editoriali e diventando definitivamente indipendente dal 2014».
Nel nome stesso della casa editrice sta il senso di questo percorso, nel fascino verso una mala a suo modo romantica e nella ricerca dei meccanismi «ambientali» – il milieu appunto – che influiscono sulle scelte dei singoli.
Per la prima volta a Più libri più liberi con uno stand autonomo, ma veterani nella frequentazione dell’evento romano dedicato alla piccola e media editoria, abbiamo cercato di capire il rapporto che i professionisti che compongono questa casa editrice hanno con la fiera. Attraverso la voce di Edoardo Caizzi, l’editore.
Come Milieu ha scoperto Più libri più liberi?
In casa editrice veniamo tutti da precedenti esperienze professionali nel settore che ci hanno permesso di seguire e partecipare alla fiera dalla sua seconda edizione, nel 2003, sotto altri marchi. Come Milieu per qualche tempo siamo stati presenti all’interno di stand collettivi. Visto che puntiamo a una maggiore conoscenza e visibilità del nostro marchio – che per nostre caratteristiche produttive ha avuto fino a ora una notorietà a macchia di leopardo – quest’anno abbiamo deciso di avere uno spazio autonomo, che ci permetta di raggiungere meglio un pubblico più eterogeno e geograficamente più diffuso.
Una decisione che manifesta sicuramente fiducia nei confronti della fiera.
Venendo da oltre vent’anni di storia editoriale abbiamo avuto la possibilità di sperimentare diverse realtà fieristiche. Grandi e piccole, nazionali e internazionali. Le dimensioni di Più libri più liberi, il taglio che la fiera propone e interpreta, oltre alle caratteristiche che la contraddistinguono, sono i migliori elementi che un editore di proposta possa desiderare. Inoltre il suo pubblico è mediamente più attento e interessato a quello che una casa editrice espone. E tra gli stand e nelle sale dedicate agli incontri si respira un’aria di laboratorio culturale, di evento, oltre che di fiera.
In attesa di vedere quali saranno gli sviluppi del panorama fieristico del prossimo futuro, a oggi direi che Più libri – non limitandosi a fare da vetrina ma allestendo un vero e proprio cantiere di idee al suo interno – è l’occasione migliore per conoscere lo stato dell’arte dell’editoria indipendente e di proposta.
Vi definite un editore di proposta. Come si struttura il vostro catalogo e che caratteristiche ha?
Le linee di ricerca sono quattro, riassumibili tutte nell’incontro ibrido tra linguaggi.
Di conseguenza, il nostro catalogo è strutturato in altrettante collane: la prima, la più importante, è «Banditi senza tempo» dedicata alla storia criminale attraverso biografie e memoir; la seconda, sempre con un impianto a metà tra la narrazione e la ricostruzione storica, si chiama «Ombre rosse» ed è dedicata all’epica degli irregolari: partigiani, rivoluzionari. Il terzo filone riguarda i territori di frontiera: romanzi e reportage narrativi che tracciano nuovi percorsi lungo il margine. Infine un progetto che sarà lanciato proprio durante Più libri più liberi: «Cattivo esempio», una collana accademica che sui temi della criminalità cerca di far dialogare discipline diverse (storia, economia, sociologia, antropologia), con interpreti che appartengono a varie università europee e con un occhio di riguardo ai ricercatori più giovani.
Cosa offre la fiera a una casa editrice come la vostra?
Per un editore di progetto Più libri più liberi è la migliore occasione per incontrare un pubblico attento, e al tempo stesso per concentrare appuntamenti di scambio professionale con tutta la filiera: giornalisti, librai, promotori che in altre realtà fieristiche avrebbero meno attenzione per il nostro catalogo.
L’ampliamento della nostra offerta editoriale ci ha convinti ad avere uno stand autonomo per poter valorizzare meglio la nostra proposta. Speriamo, inoltre, che le pubblicazioni del 2017 coincidano con un salto di visibilità per Milieu, e la realtà di Più libri più liberi è un ottimo trampolino di lancio. Anche per questo stiamo lavorando a una strategia comunicativa da attuare in fiera che unisca elementi grafici e testuali innovativi, superando le soluzioni «istituzionali» focalizzate sul catalogo o sui segnalibri e impegnandoci nella ricerca di più efficaci strumenti di contatto con il pubblico.
Questo è un articolo della newsletter di Più libri più liberi a cura del Giornale della Libreria, per consultarla clicca qui.