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Osservatorio Covid-19: l’impatto economico della crisi sugli editori

8 aprile 2020

L’Associazione Italiana Editori ha avviato nelle scorse settimane un Osservatorio periodico per monitorare i danni che l’emergenza Covid-19 sta arrecando alle imprese e a tutta la filiera. A questa pagina sono disponibili i risultati della prima rilevazione dell’Osservatorio, resi noti la settimana scorsa.

I dati contenuti in questa seconda rilevazione fotografano l’andamento della situazione complessiva del settore con riferimento al periodo compreso tra il 24 e il 30 marzo. Gli andamenti, le valutazioni, le percezioni dell’evolversi del quadro generale sono stati elaborati partendo dalle risposte di 186 case editrici, sia socie che non socie dell’Associazione. Il tasso di risposta è molto alto in considerazione del poco tempo a disposizione per la compilazione, le modalità di lavoro generate in questo momento di emergenza nelle aziende e gli impegni lavorativi degli editori.

Gli elementi rilevanti
Si accentua il già impressionante cambio del piano editoriale: è il 31% degli editori a dichiarare di averlo effettuato (la settimana prima era «solo» il 25%). Si accentua – come prevedibile – lo slittamento del piano editoriale di questi mesi (dal -29% rispetto alle uscite previste nel periodo gennaio-aprile indicato la settimana precedente si passa a un -36%)
Il cambio di passo del piano editoriale non riguarda solo queste settimane più vicine dell’emergenza, ma si riflette anche per il periodo maggio-agosto (dal 31% si passa al 34%).
Si riducono – ma solo di poco (dal -17 al -13%) – le previsioni di uscite nell’ultima parte dell’anno e il riposizionamento del lancio novità nei mesi da settembre e dicembre.

Un cambiamento di questa portata ha un effetto enorme su tutta la filiera. Un impatto ancor più accentuato rispetto alla rilevazione di una settimana prima:

  • alla data del 30 marzo sono diventate 23.200 le opere in meno che saranno pubblicate nel 2020 (erano 18.600 la settimana prima): una crescita (in negativo) del +25% in una settimana;
  • le 39,3 Ml di copie che la scorsa settimana si stimava di non stampare, confezionare e distribuire in meno, salgono a 48,9 Ml: rispetto alle circa 110 Ml di novità stampate nel 2019 rappresenta un calo del 45%.
  • Gli effetti si riverberano anche a monte dell’attività editoriale: se consideriamo che il 62% dei titoli che escono sono «novità» (dato ISTAT 2018) significa (applicando questo parametro al calo previsto nella produzione) 14.300 novità in meno che vedranno la luce nel 2020 con un impatto diretto sul lavoro degli autori, obsolescenza dei titoli (e necessità di aggiornamento), rinvio dei lanci novità, minori vendite e quindi minori royalties per gli autori stessi, ecc.
  • Gli effetti riguardano anche il lavoro dei traduttori: se al 20 marzo si potevano stimare in 2.500 i titoli in meno da tradurre, dieci giorni dopo sono saliti a 3.100.

La percezione della crisi per la propria impresa e per il settore si accentua pesantemente e in soli dieci giorni:

  • è il 92% dei rispondenti che indica tra il Significativo e Drammatico l’effetto sulla propria azienda, rispetto a un 88% che dava un’analoga valutazione il 20 marzo.
  • E il 98% dà un’analoga valutazione (Significativo + Drammatico) relativamente all’effetto complessivo sulla filiera (dal 91% precedente).

Continua il processo riorganizzativo delle attività:

  • avevamo visto nella rilevazione precedente la riorganizzazione in atto nell’area diritti «potenziando l’area di dedicata del sito» (20%), o riorganizzando il personale dedicato, coinvolgendo personalità e professionalità (32%).
  • Il 96% delle case editrici usa al 30 marzo modalità di smart working tra i propri dipendenti (appena il 29% afferma di farlo solo in parte) e il 90% lo fa con fornitori e sub fornitori;
  • Passano dal 17% al 31% le case editrici che affermano di ricorrere (o di aver avviato le procedure) per la cassa integrazione; una indicazione che al di là delle implicazioni occupazionali indica anche i processi di ridistribuzione delle mansioni interne.

Le criticità nei rapporti con gli altri attori della filiera (con un punteggio da 1 a 10 dove 1 indica le criticità maggiori, e 10 quelle con cui si hanno le maggiori criticità) evidenziano:

  • i punteggi più alti, come era prevedibile, li abbiamo nelle diverse aree che attengono alla logistica, alla distribuzione, allo sbocco al cliente finale con valori compresi tra 7,2 e 7,6 (nel dettaglio: con i magazzini dei distributori 7,6; Amazon 7,3; l’invio di copie a stakeholder come insegnanti e docenti 7,2).
  • Decisamente più contenute le criticità con autori (4,7), curatori e traduttori (4,4) e service editoriali (5,6); con tutto ciò che è a monte dell’attività editoriale in senso stretto.
  • In mezzo con un punteggio di 6,0 si collocano gli stampatori e i confezionatori.

Crescono i valori che attengono alle valutazioni di diversi item proposti relativamente a criticità diverse:

  • l’affermazione che la chiusura delle librerie possa essere compensate dalle maggiori vendite attraverso gli store on line da un grado di condivisione di 3,2 del 20 marzo, balza a 8,2 in poco più di una settimana.
  • Anche tutti gli altri indicatori segnano spostamenti verso un’area di maggior preoccupazione. Il fatto che le difficoltà continueranno ben oltre il 2020 (da 8,4 a 8,9); il ritardo nella programmazione dovuta alla chiusura delle università e delle scuole (da 8,5 a 8,7); la minor disponibilità di spesa delle famiglie (da 8,9 a 9,0 che è il valore negativo massimo); le problematiche legate alla liquidità per far fronte agli impegni (da 8,0 a 8,5); i contatti con gli istituti bancari (dal 6,4 al 7,4 del 30 marzo); l’accesso agli ammortizzatori sociali per i dipendenti (da 7,1 a 7,8).

Le risposte della seconda rilevazione dell’Osservatorio che cambiano l’immagine del settore

Si conferma la capacità delle imprese di spostare le forme di lavoro in un tempo relativamente breve verso forme a distanza. Questo sia per il lavoro interno che verso i fornitori, e la riorganizzazione che tocca l’area di vendita di diritti.
Emerge la consapevolezza che l’emergenza sanitaria rappresenta «solo» il problema immediato per il settore. Guardando in trasparenza le risposte si intravvede il fatto che si sta facendo strada la necessità di confrontarsi con una crisi che durerà per tutto il 2020 (e proseguirà nel 2021); con la riorganizzazione del carrello della spesa dei lettori; il cambiamento dei comportamenti di acquisto e di scelta del canale; di come i lettori «costretti a rimanere a casa stanno leggendo meno libri preferendo guardare serie tv, film, ecc.» (da 6,0 a 7,2). Indicazioni a cui dovrà corrispondere una capacità di pensare a nuove linee di prodotto, nuovi servizi, nuovi modelli organizzativi e di comunicazione, di valorizzazione di asset importanti e fino ad oggi dati per scontati.

Scarica la presentazione completa


Questo è un articolo di Giovanni Peresson per il Giornale della Libreria. Per consultarlo clicca qui.

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