A Più libri più liberi la maggior parte degli editori, addetti ai lavori, professionisti del settore che abbiamo intervistato in queste settimane – per la newsletter indirizzata al pubblico professionale e curata dal Giornale della Libreria – ha riconosciuto in particolare un merito. Quello di rappresentare un momento d’incontro per la filiera, di riflessione su se stessa e di scambio d’idee per il presente e per il futuro.
Una dimensione, questa, che si realizza con spontaneità, favorita dal clima di coralità e confronto che nella sua storia ormai quindicinale Più libri più liberi ha saputo sviluppare e coltivare. Ma che rappresenta anche il pilastro di due delle anime che contribuisco a comporre quella, eterogenea, di Più libri: la convegnistica professionale e le attività dedicate alle università di Roma e del Lazio. Ne abbiamo parlato con Giovanni Peresson, che cura entrambe.
Come cambia la convegnistica professionale per la quindicesima edizione di Più libri più liberi?
Un’area professionale a Più libri più liberi c’è sempre stata. Fino dalla sua prima edizione. Gli incontri del primo e del secondo anno erano magari meno strutturati rispetto agli ultimi, ma c’erano e non erano il semplice «convegno» che non si nega mai a nessuno. Fin dall’inizio della manifestazione uno dei poli su cui veniva costruita la fiera era il programma di convegnistica rivolto ai professionisti e in particolare a quel settore imprenditoriale e culturale rappresentato dai piccoli e medi editori. Un programma che, guardato in controluce, rivelava un progetto editoriale: collegamenti interni tra gli incontri che preludevano, anticipavano, segnalavano ai partecipanti le trasformazioni in corso nel mercato domestico e in quello internazionale, nella carta e nel digitale. Un momento di aggiornamento, di discussione, di confronto. Faccio un esempio. Nel 2010 – cioè l’anno «zero» degli e-book in Italia – con Cristina Mussinelli avevamo realizzato uno spazio espositivo in cui il pubblico, ma anche i professionisti, avevano la possibilità di scoprire le funzionalità di tutti i modelli di e-reader disponibili allora sul mercato. Questa opportunità si collegava poi a una serie di incontri convegnistici dedicati al fenomeno, che si era sì già affermato in Usa e Uk ma che cominciava proprio allora a nascere nel nostro Paese.
Quest’anno arriva il marchio ALDUS, sotto il quale il programma professionale si raccoglie e si dirama. La rete europea delle Fiere del Libro, coordinata da Aie e co-finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Europa Creativa, mira a favorire l’internazionalizzazione delle imprese editoriali, l’aumento delle traduzioni e la formazione dei professionisti del settore, con particolare riferimento alle sfide del digitale e incorpora quella volontà di fornire strumenti, cognizioni, confronti e spazi di dialogo agli editori che il programma professionale ha sempre ritenuto centrali. A una relativa stabilità tematica (ma non contenutistica!) si affianca, poi, l’evoluzione sul fronte della formula e delle modalità di partecipazione: gli incontri professionali si faranno trini, aggiungendo al momento del confronto in fiera la possibilità di fruire degli interventi in streaming e quella di approfondirli in aula. La convegnistica professionale di Più libri, infatti, diventa quest’anno il punto di partenza di un percorso di formazione che potrà, per chi lo desidera, proseguire con corsi di quattro ore dalla vocazione più operativa, pensati per fornire strumenti e soluzioni alle problematiche evidenziate dal dialogo in fiera.
E Più libri più idee, lo spin-off per le università?
Anche il rapporto tra la fiera e le università di Roma e del Lazio si evolve, pur rimanendo nella cornice ormai rodata (è il quinto anno di seguito che l’iniziativa si svolge) di Più libri idee. Lo scopo dell’iniziativa è di presentare a ragazzi che stanno terminando l’università un’immagine diversa di cosa sia l’editoria e l’organizzazione della filiera. Anche qui un esempio. Qualche anno fa la stampa finiva per far coincide il concetto di «innovazione» con il numero di e-book pubblicati. Così abbiamo programmato una serie di incontri con editori che percorrevano modi diversi di essere innovativi, ma che nulla avevano a che fare con il digitale, percorrendo piuttosto logiche transmediali o puntando sull’internazionalizzazione.
Per il 2016 le università coinvolte saranno La Sapienza, LUISS, Tor Vergata, Università della Tuscia (Viterbo), Roma Tre e l’Istituto Europeo di Design. Ai sei incontri frontali calibrati sulle esigenze d’apprendimento degli studenti dei corsi di editoria, comunicazione e grafica – ma aperti anche a tutti gli altri – si aggiunge quest’anno (perché stiamo sperimentano nuovi formati anche per questi incontri) un’attività laboratoriale, che dall’11 ottobre al 7 dicembre coinvolge gli studenti di Roma Tre in una ricognizione internazionale realizzata sul tema del customer engagement come fattore trainante dell’innovazione delle librerie. I risultati della ricerca verranno presentati il 10 dicembre all’interno della convegnistica professionale di Più libri più liberi.
Guardando alle evoluzioni tanto di un programma quanto dell’altro, quello che certamente si coglie è il bisogno di moltiplicare, diversificare, potenziare, vivificare i momenti d’incontro, di aggiornamento e di formazione.
Certo. Un po’ perché l’accresciuta complessità del nostro panorama aziendale e, più in generale, del contesto di riferimento con il quale andiamo a interagire, richiedono un sempre maggiore grado di preparazione. Una maggiore capacità tanto di dotarsi di strumenti e competenze tecnico-operative quanto di affinare la propria visione del panorama editoriale. Un po’ perché il tempo e le risorse investiti in questi anni nella formazione, nell’innovazione e nel confronto hanno evidentemente prodotto qualche risultato, e se la piccola editoria ha visto crescere la sua quota di mercato dal 30% del 2014 al 31% dello scorso anno è forse anche «merito» di quel laboratorio di idee e saperi che a Più libri continua a trovare posto e che il programma professionale canalizza e indirizza. In questi anni abbiamo offerto agli editori tra le 1.200 e le 1.500 ore di formazione in fiera, ed è certamente questa la strada che dobbiamo continuare a percorrere.
Alessandra Rotondo
Questo è un articolo della newsletter di Più libri più liberi a cura del Giornale della Libreria, per consultarla clicca qui.