«La Luiss University Press è nata nei primi anni 2000 – racconta il general editor Daniele Federico Rosa – ereditando la precedente esperienza di Luiss Edizioni. E come molte altre university press (almeno in Italia), è nata per dare esito editoriale ai materiali prodotti dalla comunità scientifica dell’ateneo».

Con gli anni, però, il progetto è cresciuto e si è ramificato, aprendosi al mercato della libreria che è oggi il principale target di riferimento della casa editrice. «All’università riconosciamo il ruolo di “editore intelligente”, che promuove l’attività editoriale che ne porta il nome e che appoggia le scelte che danno alla rilevanza commerciale dei titoli un peso significativo, almeno pari al loro rigore scientifico. La comunità scientifica a tutti i livelli – docenti, ricercatori, anche semplici ospiti e amici – è, per la nostra university press, un consulente, un lettore critico di idee e proposte. E in molti casi, naturalmente, è “prestatrice di autori”».

Un’evoluzione riflessa anche dalla modalità di partecipazione a Più libri più liberi che, dopo un lungo periodo di condivisione dello spazio con il Coordinamento delle university press Italiane, quest’anno, per la prima volta, sarà con uno stand autonomo. «Una scelta non di rottura, anzi! Ma che crediamo adeguata alle dimensioni che sta assumendo la nostra realtà».

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In che direzione state andando?

Il progetto culturale di oggi nasce dalla convinzione che – eccezion fatta per la piccola parte del nostro catalogo di tipico uso didattico o professionale – ogni qual volta si immette sul mercato un prodotto editoriale, il proprio competitor si incontra non tanto negli altri editori universitari (e forse nemmeno soltanto negli editori commerciali) ma in tutti quei prodotti che servono a occupare il tempo libero e che vengono scelti da quanti, in questo tempo libero, traggono piacere dall’informarsi, dal conoscere cose nuove, ma anche dall’emozionarsi. Quello che stiamo cercando di capire, e che si rifletterà nei progetti futuri, è come comunicare in modo appropriato che una casa editrice universitaria, senza tradire la propria natura e perciò con determinate specificità, stia benissimo in quello spazio – e in quel tempo – a cui ciascuno di noi tiene particolarmente: quello che ognuno può scegliere liberamente come riempire.

Quindi, chi sono i vostri lettori? A chi parlano i vostri libri?

Come accennato, il pubblico di riferimento sono per noi le persone che frequentano le librerie, che leggono i giornali e si informano. E persino coloro che cercano nei libri – per quanto di saggistica – una forma di entertainment. Se vogliamo fare un identikit più specifico del nostro lettore tipo, appartiene sicuramente alla categoria del «lettore forte» e del «consumatore culturale» (per quanto queste definizioni non siano per molti aspetti felicissime). Gli studenti Luiss, per esempio, sono senz’altro un nostro pubblico, ma non in quanto tali, bensì perché riteniamo che, tra di loro, ci siano molte persone che corrispondano al profilo qui brevemente tracciato.

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E Più libri più liberi? Come s’inserisce nell’equazione?

Il punto di forza principale della fiera è la maggiore attenzione che editori di solito meno visibili in libreria ricevono in questa occasione. Non vedo debolezze nel progetto, ma constato che a volte gli editori più piccoli sono più attenti ai contenuti che al modo di comunicarli: utto giusto, su carta, ma di fatto penalizzante per un settore che secondo me potrebbe crescere molto esplorando territori spesso ritenuti secondari, e invece decisivi.
La nostra produzione, come dicevo, va in molti casi direttamente al grande pubblico. Perciò in fiera presentiamo di norma l’intera produzione recente, forse ad eccezione di qualche testo più complesso o troppo tecnico. Abbiamo riscontrato attenzione crescente al nostro catalogo e, nelle prime esperienze in solitaria, in occasione di altre manifestazioni, i risultati sono stati buoni. C’è curiosità, da parte di molti, nello scoprire che una casa editrice universitaria proponga libri «proprio come un editore vero».
L’anno scorso – nella nuova sede e con un eccezionale numero di visitatori – la risposta positiva del pubblico di Più libri è stata evidente anche per noi, e i risultati sono stati buoni.

Quest’anno cosa vi aspettate dalla fiera?

Con lo stand «da soli» e tanti eventi in programma, ci aspettiamo un salto di qualità apprezzabile che sarebbe per noi importante conseguire proprio nella nostra città. Abbiamo messo a punto un programma di eventi pensati per essere piacevoli e interessanti non solo per il lettore «esperto», e presenteremo titoli il più possibile aperti al grande pubblico, che forse guarda ancora con qualche timore a un marchio universitario.
In questa direzione va in particolare la collana Stories, della quale abbiamo appena pubblicato il titolo d’esordio (Il gioco dei bugiardi di Michael Lewis, un memoir sulla Wall Street degli anni Ottanta) e con la quale intendiamo raccontare i grandi temi dell’industria con il linguaggio – inconsueto nel nostro segmento – della grande narrativa.
Ci aspettiamo ottimi numeri e il confronto diretto con il pubblico sarà un buon modo per testare questo e altri progetti.

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di Alessandra Rotondo


Questo è un articolo della newsletter di Più libri più liberi a cura del Giornale della Libreria, per consultarla clicca qui.