Scolpite la memoria è il titolo dell’incontro tra il direttore de L’Espresso, Marco Damilano, e la senatrice a vita Liliana Segre sul tema delle legge razziali, a 80 anni dalla loro emanazione (9 dicembre alle ore 16.30, Sala La Nuvola).
Liliana Segre, nata a Milano da una famiglia agiata, all’età di 8 anni scopre di non poter più tornare a scuola: è il 1938, anno in cui vengono varate le leggi razziali e che segna la fine di quella che era stata una comune e serena infanzia.
La scoperta di essere “diversa”, il tentativo della famiglia di scappare, di chiedere asilo in Svizzera, e invece venire arrestati… e poi quel binario 21 della Stazione Centrale di Milano, un binario sotterraneo destinato a merci e animali ma che avrebbe condotto lei e la sua famiglia ad Aushwitz. È l’inizio di un orrore indelebile.
Liberata nel 1945 a 14 anni, e unica superstite della sua famiglia, ha taciuto per diversi anni. “Tutti avevano vissuto storie dolorose, chi mai aveva voglia di sentirne di ancor più dolorose?”, racconta in un’intervista. Ha ripreso la parola all’età di 60 anni quando, diventando nonna, è riuscita a far prevalere l’amore sulla morte e sullo sterminio. Perché dopo esser diventata prima mamma e poi nonna aveva capito che in fondo, a vincere, era stata la vita.