«Purtroppo non c’è nulla di simile a Più libri più liberi, qui negli Stati Uniti». Basta questo commento di Tynan Kogane, editor di New Directions Publishing – storica casa editrice indipendente con sede a New York – per mettere in luce quanto, anche all’estero, sia percepita l’unicità della fiera romana organizzata dall’Aie e la sua importanza per il settore editoriale.
Le piccole e medie realtà editoriali rappresentano una ricchezza non solo nel nostro Paese ma anche negli altri mercati. Scouting, ricerca e innovazione sono le parole chiave che ne guidano l’azione, garantendo quella vitalità e quella spinta alla scoperta che consentono al settore di trovare nuove strade e rispondere all’esigenze in continua evoluzione del pubblico.
Iniziamo oggi, proprio con New Directions Publishing, un viaggio che ci consentirà di avere un punto di vista internazionale sulla piccola e media editoria e sulla percezione dell’editoria italiana all’estero.

«La casa editrice – racconta Tynan Kogane – è stata fondata nel 1936 da James Laughlin, all’epoca un ventiduenne poeta in erba al secondo anno di studi ad Harvard.  Da subito l’attenzione è stata focalizzata sulla pubblicazione di opere di poesia modernista e d’avanguardia (in particolare di Ezra Pound e dei suoi amici) e di titoli in traduzione non ancora disponibili in inglese. Penso per esempio agli scritti di Louis-Ferdinand Céline e di Jean Cocteau, per fare alcuni esempi. Nei decenni successivi New Directions è diventata una casa editrice con un catalogo sempre più “cosmopolita” e con l’occhio puntato a scoprire nuovi talenti letterari, sia negli Stati Uniti che all’estero. L’obiettivo di Laughlin non era quello di pubblicare best seller che vendessero tantissime copie nel primo anno per poi magari finire fuori catalogo, ma di scegliere titoli in grado di resistere nel tempo e che si sarebbero potuti leggere anche cinquanta o cento anni dopo. Per me New Directions è un luogo in cui gli autori possono davvero “sperimentare alla luce del sole”, una casa editrice indipendente che continua a pubblicare opere innovative e sperimentali, in particolare di narrativa, poesia e saggistica, con uncatalogo di oltre 1.500 titoli e con una media di circa 40 titoli pubblicati all’anno, di cui circa tre quarti costituiti da opere in traduzione».

Un forte impegno nella pubblicazione di opere di autori stranieri.

Vero. New Directions ha sempre avuto un’attenzione particolare verso i mercati internazionali e questa è una caratteristica piuttosto rara negli Stati Uniti. Per poter pubblicare così tanti titoli in traduzione, è per noi fondamentale mantenere forti legami con la comunità editoriale internazionale: dagli editori agli agenti, dagli autori ai traduttori, fino ai giornalisti. Cerchiamo di essere presenti il più possibile a manifestazioni ed eventi di taglio internazionale (abbiamo partecipato per esempio al Frankfurt-Milan Fellowship organizzato nell’ultima edizione di Tempo di libri e al Fellowship Program di Più libri nel 2016) e di mantenere i contatti con gli editori che condividono i nostri obiettivi e il nostro metodo di lavoro. Anche in fiere internazionali come la Buchmesse o la London Book Fair, il nostro sguardo è sempre orientato a captare le nuove idee e le nuove scelte editoriali degli editori stranieri simili a noi.

Qual è la situazione delle piccole e medie case editrici negli Stati Uniti?

Nel nostro segmento di mercato, le piccole e medie case editrici sembrano godere di buona salute. Oltre a New Directions, realtà come GraywolfMelville House e Coffee House Press sono state capaci negli anni di creare un proprio brand, di attirare un pubblico affezionato attorno a questo brand e di instaurare un rapporto diretto con i lettori. Per raggiungere questi obiettivi hanno trovato alcuni alleati, come i social  network e le librerie indipendenti, che hanno garantito alle piccole case editrici quella visibilità così difficile da avere oggi nelle grandi catene e hanno creato forti community di lettori, non solo nelle grandi città. Oggi gli sforzi dei grandi gruppi editoriali inoltre sono finalizzati soprattutto a trovare il prossimo bestseller e questo ha creato spazio per i piccoli e medi editori, che possono puntare sulla ricerca di nuovi autori e nuove tematiche, con quella possibilità di rischiare che le grandi realtà editoriali non possono più permettersi. Negli Stati Uniti abbiamo una serie di fiere ed eventi di settore, ma nessuno di questi purtroppo è specifico per la piccola e media editoria. Esistono però alcuni eventi particolarmente amati dai piccoli e medi editori, come per esempio la AWP Conference (Association of Writers & Writing Programs), che si tiene ogni anno in una diversa città del Nord America. New Directions partecipa a diverse manifestazioni, tra cui il Brooklyn Book Festival (la cui prossima edizione si terrà dal 10 al 17 settembre) e ad alcune fiere del libro a livello locale.

Com’è percepita l’editoria italiana negli Stati Uniti?

Sono diverse le realtà editoriali italiane di ispirazione per noi, sia tra i piccoli editori indipendenti che tra i marchi dei grandi gruppi editoriali. Un esempio è Adelphi Edizioni, che è riuscita a creare non solo un pubblico fedele di lettori, ma anche un catalogo ricco di autori internazionali. Più difficile è parlare in generale della percezione dell’editoria italiana nel suo complesso, qui negli Stati Uniti, soprattutto perché, come in tutti gli altri settori, l’interesse del pubblico non è statico, ma cambia e si evolve nel tempo.
lettori statunitensi (e sfortunatamente anche gli editori) sono conosciuti per non essere particolarmente curiosi verso la produzione editoriale straniera. È dovuto arrivare Dan Brown per suscitare l’interesse per Leonardo da Vinci!
Recentemente, però, ho la sensazione – ma forse questo potrebbe essere dovuto a un mio eccessivo ottimismo – che stia crescendo l’interesse per i titoli in traduzione, grazie soprattutto all’enorme successo di Elena Ferrante. Questo boom ha permesso ai grandi editori statunitensi di constatare che anche la letteratura in traduzione può portare a veri e propri bestseller. Gli editori oggi vogliono scovare la nuova Ferrante, e i lettori ovviamente vogliono leggere la nuova Ferrante. Sono molto curioso per esempio di vedere come evolverà il successo internazionale che sta avendo Paolo Cognetti e che ha portato una grande casa editrice statunitense ad acquistarne i diritti…


Questo è un articolo della newsletter di Più libri più liberi a cura del Giornale della Libreria, per consultarla clicca qui.