Continua con 66thand2nd il nostro giro d’interviste alle realtà espositrici di Più libri 2017: un appuntamento che ci accompagnerà fino al 6 dicembre quando, nella nuova cornice del Roma Convention Center La Nuvola, riaprirà i battenti la fiera nazionale della piccola e media editoria. La casa editrice – che attraverso la narrativa esplora con sguardo crossculturale una molteplicità di temi: dall’integrazione, alla mediazione culturale, all’omosessualità, alle seconde generazioni – è molto affezionata a Più libri più liberi. «Il nostro battesimo fieristico» la definisce l’editrice Isabella Ferretti.

A quando risale la vostra prima partecipazione?

Al 2009, anno di lancio di 66thand2nd. Più libri più liberi è la prima fiera a cui abbiamo partecipato, e lo abbiamo fatto con soli tre titoli. Certo, sistemati ad arte a tappezzare lo stand, ma soltanto quelli! Nonostante lo stringato catalogo, il pubblico della fiera fu molto caldo, appassionato. Capimmo subito che aveva voglia di scoprire, di confrontarsi con un certo tipo di editoria: per noi fu un’esperienza molto entusiasmante. Quest’inizio ha fatto sì che – e lo dico senza retorica – Più libri occupi tutt’oggi un posto particolare nel nostro cuore.

Col tempo abbiamo costruito un rapporto sempre più consolidato con la fiera e con la sua struttura organizzativa, sentendoci parte di un percorso di crescita che si manifesta anche nei dettagli. Per esempio, di edizione in edizione il nostro stand ha cambiato posto diverse volte all’interno della fiera: negli ultimi anni avevamo raggiunto una collocazione che ci piaceva molto, perché in prossimità di editori simili a noi per linea editoriale. E trovo che sia un’accortezza importante, un grande valore aggiunto. Non perché le diverse editorie vadano «ghettizzate», confinando ciascuna nel suo recinto: piuttosto perché giustapporre realtà con cataloghi «dialoganti» è il servizio più grande che si possa offrire al lettore all’interno di una fiera.

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E magari consente a editori affini di confrontarsi meglio, in linea con lo spirito di una fiera che è anche forum di scambio e d’incontro per gli operatori del settore.

Il comparto degli editori indipendenti è di per sé molto unito. Ci si conosce tutti e anche i nuovi editori, prima di entrare nel settore, si confrontano con il panorama esistente e con chi ne fa già parte. L’editore indipendente sceglie una visione e la persegue: questo lo porta a condividere molto con gli altri soggetti che popolano il suo territorio.

La cosa bella è che Più libri più liberi esplicita questo dialogo pregresso e abitualmente coltivato rendendolo visibile a tutti. La fiera facilita l’attivazione di un processo di grande permeabilità, di grande scambio tra gli editori. A Più libri diventa evidente la consuetudine che abbiamo nel parlarci, nello scambiarci opinioni e – perché no – nel farci i complimenti, nel comprarci e nel leggerci a vicenda. Sarà il Natale alle porte, ma la fiera è la manifestazione esplicita di quella grande festa familiare che è l’editoria indipendente.

Una festa che quest’anno cambia indirizzo. Speranze, timori, attese rispetto alla Nuvola?

Era ormai qualche anno che si parlava di un cambio di sede, anche in virtù dell’aumento delle richieste di partecipazione degli editori: finalmente si è individuato nella Nuvola il luogo che potesse accogliere questo spostamento. Un luogo quasi favolistico per la città, perché la sua ultimazione ha richiesto anni di sforzi. Capisco l’apprensione di chi deve trasferire un evento ormai collaudato, lasciando il noto per l’ignoto. Tante cose andranno messe a punto e, più che una nuova prima edizione, quella del 2017 sarà con ogni probabilità un’edizione zero; un banco di prova per la Nuvola stessa, che proprio in occasione di Più libri aprirà le porte al grande pubblico, alla cittadinanza.

Dal mio punto di vista credo che questo trasloco sia un’enorme opportunità. Per adesso la Nuvola è un simulacro statico, un bel guscio inabitato, un luogo su cui i cittadini si sono interrogati tanto. Aprire le porte e calarlo nella vita della città in occasione di una festa dedicata alla piccola e media editoria può riservare delle sorprese importanti. Immagino che tanti si spingeranno verso l’Eur per vederla, toccarla, capire cos’è. Allo stesso tempo, la speranza mia e di tutti quanti gli editori è che questa curiosità abbia una ricaduta positiva sui nostri libri e sul desiderio di leggerli, avvicinando a noi un pubblico nuovo, più ampio, diverso. Se la cosa funzionerà – e io sono ottimista – credo che per la fiera e i suoi visitatori avrà inizio una nuova stagione, e sarà molto positiva.

L’autore: Alessandra Rotondo


Questo è un articolo della newsletter di Più libri più liberi a cura del Giornale della Libreria, per consultarla clicca qui.