Studiare il fenomeno della lettura è oggi particolarmente complesso. Diversi sono i formati e i supporti a disposizione dei lettori e diversa è anche la percezione legata ai vari prodotti in commercio. Spesso alcuni generi non vengono associati immediatamente alla lettura (dai libri di cucina alle guide di viaggio, fino ai collaterali in edicola) ma rappresentano tipologie di contenuto molto apprezzate (e quindi acquistate) dal pubblico. Diversi sono anche i criteri di stima del tasso di lettura scelti dalle società di monitoraggio internazionali: un aspetto che rende a volte ancora più difficile il confronto.
Il primo elemento che emerge è il posizionamento del nostro Paese nella parte finale della classifica del tasso di lettura in Europa. L’Osservatorio sulle nuove forme di consumo editoriale, realizzato dall’AIE in collaborazione con Pepe Research, ha stimato un tasso di lettura in Italia nella popolazione 15-75 anni del 60% nel 2018.
Il fatto che in Europa ci collochiamo in fondo al ranking della lettura è correlato con un altro dato: la bassa percentuale di popolazione italiana in possesso di titoli di studio superiori e in particolare di laurea.
Eurostat, in un’indagine del 2018, indicava che la media Ue28 di popolazione (30-34 anni) in possesso di un titolo di formazione terziaria aveva raggiunto il 40,7% (26,3% nel 2002). Vistose però le eccezioni: tra i 28 Paesi dell’Ue il nostro è fanalino di coda con il 27,8% di laureati (nel 2002, 13,1%), precedendo solo la Romania (24,6%). E siamo anche tra i Paesi che contano più abbandoni degli studi (il 14,5% abbandona dopo il primo ciclo della secondaria), dopo Spagna (17,9%), Malta (17,5%) e Romania (16,4%). Certamente una crescita c’è stata ed è ancora più significativa per le donne: se nel 2002 risultava laureato il 24,5% della popolazione femminile nella fascia d’età 30-34 anni, nel 2018 questa percentuale è diventata del 45,8%. Un aumento che vede grandi differenze all’interno dell’Europa e correlazioni con gli indici di lettura di libri. Nei Paesi nordici oggi praticamente un giovane su due risulta laureato; in Irlanda la quota raggiunge il 56,3%, in Olanda il 49,4%, in Danimarca il 49,1%, nel Regno Unito il 48,8%, in Francia il 46,2% e in Spagna il 42,4%, in Germania il 34,9%. A chiudere, come abbiamo anticipato, Italia (27,8%) e Romania (24,6%).
Per avere un quadro delle abitudini di lettura nei principali Paesi facciamo un viaggio virtuale per scoprire gli ultimi dati disponibili sulla lettura, spesso non relativi allo stesso anno. Far crescere il numero di lettori carta/digitale, rendere abituale questa pratica e indirettamente le varie forme di acquisto significa avere non solo un mercato più ampio per tutti gli attori della filiera, ma anche più stabile, meno soggetto a fenomeni stagionali o editoriali del momento. È questo il focus centrale attorno a cui le politiche industriali del settore dovranno focalizzarsi e declinarsi nei prossimi anni. Secondo i dati resi noti da diverse associazioni di categoria e istituti di ricerca, la Norvegia e la Francia si collocano tra i Paesi più interessati alla lettura al mondo, soprattutto per quanto riguarda i libri «cartacei», mentre è il Canada a registrare la percentuale più alta di lettori digitali. In tutte le realtà analizzate sono soprattutto le donne a dimostrarsi maggiormente interessate alla lettura, con percentuali che variano anche di molto da Paese a Paese. Nonostante la crescita del settore digitale degli ultimi anni, il libro di carta mantiene ovunque il proprio primato tra i formati preferiti dal pubblico, soprattutto quando la lettura è vissuta come momento di svago e di crescita personale.
Francia
Secondo l’indagine sulla lettura realizzata dal Centre National du Livre e da Ipsos,nel 2018 l’88% dei francesi di età superiore ai 15 anni si dichiara lettore di libri (+4% rispetto al 2017). È interessante però osservare la differenza tra la percezione della lettura e l’effettiva pratica del leggere. Questo studio, realizzato su un campione di 1.000 persone, si è spinto infatti a indicare all’intervistato le diverse tipologie di libro da considerare nel rispondere alla domanda sulla lettura, comprendendo libri di cucina, bricolage, giardinaggio, guide turistiche e testi professionali. Dopo questa specifica è stato il 92% degli intervistati a dichiarare di aver letto almeno un libro nei dodici mesi precedenti. Una percentuale forse sovradimensionata, ma che dà comunque un’idea del divario che tuttora esiste con il nostro Paese. Un altro elemento che emerge dall’indagine è la forte crescita della lettura di e-book: il 24% delle persone ha letto almeno un e-book nel 2017, con un +5% rispetto al 2015. Se andiamo più nel dettaglio, possiamo osservare che sono soprattutto i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni – instancabili lettori soprattutto di manga, fumetti e di science fiction – a trainare la crescita (+9% rispetto al 2017), insieme alle persone con più di 65 anni (+7%, sempre rispetto al 2017).
Norvegia
Un’indagine dell’istituto Ipsos MMI, realizzata su un campione di 1.000 persone con più di 15 anni, ha rilevato che nel 2015 (ma la percentuale sembra sia restata comunque stabile anche negli anni successivi) nove norvegesi su dieci hanno letto almeno un libro: una percentuale che si è mantenuta pressoché stabile negli ultimi anni. In media un norvegese legge 15 libri l’anno e il 40% della popolazione legge più di 10 libri l’anno. I norvegesi però sono ancora molto affezionati al libro cartaceo, visto che «solo» il 15% ha letto almeno un e-book nel 2015.
Spagna
Il 67,2% degli spagnoli di età superiore ai 14 anni ha letto un libro «almeno una volta al trimestre nel 2018», con una crescita dell’1,4% rispetto al 2017. Un dato che comprende sia la lettura nel tempo libero, che quella a fini di studio (esclusi i testi scolastici) o lavoro. Se si considerano soltanto le persone che dichiarano di leggere libri nel tempo libero si registra un aumento superiore, pari a un +2,1% tra 2017 e 2018, con una percentuale complessiva del 61,8%. In altri termini, il 38,2% degli spagnoli non legge libri «mai o quasi mai» nel tempo libero. Il livello di istruzione influisce sensibilmente sulle abitudini di lettura, ma negli ultimi cinque anni si sono registrati alcuni cambiamenti. Se da un lato si dichiara lettore l’82,8% della popolazione laureata, tendenzialmente più propensa alla lettura – una percentuale ben superiore alla media e in aumento rispetto all’80,7% del 2017 – dall’altro lato si assiste a un incremento della lettura anche nelle fasce caratterizzate da più bassi livelli di istruzione.
La lettura è un’attività più diffusa a Madrid (72,8% della popolazione), mentre le comunità autonome in cui si legge meno sono quelle meridionali: Andalusia (56,8%), Isole Canarie (56,7%) ed Estremadura (52,2%), l’area più povera del Paese. Da un confronto tra questi dati e il pil delle diverse regioni spagnole emerge proprio come la lettura sia più frequente nelle aree caratterizzate da maggiori redditi e da un più elevato benessere economico.
Germania
L’ultima indagine sulla lettura in Germania, relativa al 2017 e realizzata dall’Institut für Demoskopie Allensbach su un campione di 25 mila persone di età superiore ai 14 anni, indica una percentuale di persone «interessate» alla lettura del 66% (in calo rispetto al 68,7% del 2014). Se andiamo più nel dettaglio, è il 60,1% dei tedeschi a leggere almeno una volta al mese e il 42,3% a farlo almeno una volta alla settimana.
Altri Paesi europei
Appare sempre più evidente quanto i criteri, i periodi di riferimento e i campioni di pubblico analizzati siano diversi da Paese a Paese, rendendo così molto difficile fare delle comparazioni puntuali.
Nel Regno Unito, in Belgio e in Svezia la lettura è un’abitudine molto diffusa tra la popolazione. È l’86% degli inglesi (dato 2013, relativo a un campione di 1.500 persone di età superiore ai 18 anni) e l’85% dei belgi (dato 2019, su un campione di 1.000 persone di età compresa tra i 15 e i 65 anni) a dichiararsi lettore, contro il 73,5% degli svedesi (dato 2014, rilevato su un campione di 11 mila persone con più di 16 anni di età). In calo invece la già bassa percentuale di lettura in Polonia, che nel 2015 si è attestata al 36,9%.
Un po’ superiore il tasso di lettura in Grecia, che sconta una difficile uscita dalla gravissima crisi che l’ha colpita negli anni passati. L’istituto di ricerca Qed Market Research, in collaborazione con il quotidiano «Το Βήμα» (To Vima), ha stimato che nel 2018 il 44% dei greci ha letto almeno un libro nei dodici mesi precedenti. Una percentuale che sale al 51% se consideriamo soltanto gli abitanti della capitale Atene. Leggermente uperiore infine il risultato della Croazia, relativo però al 2016: il 53% della popolazione, secondo un sondaggio di Gfk Croatia, ha letto almeno un libro, con un aumento del 6% rispetto al 2015.
Stati Uniti e Canada
Dal confronto dei risultati delle indagini sulle abitudini di lettura nella popolazione con più di 18 anni negli Stati Uniti e in Canada si può osservare come siano i canadesi i lettori più assidui: il 78% degli intervistati nel 2019 ha letto almeno un libro, un e-book o un audiolibro nei dodici mesi precedenti, contro il 76% degli statunitensi (ma il dato è fermo al 2017). In Canada però l’andamento che emerge analizzando i risultati degli ultimi 5 anni è rappresentato da un calo ripetuto anno dopo anno: nel 2014 era l’88% a dichiarare di aver letto un libro, un e-book o un audiolibro, nel 2015 l’84%, nel 2016 l’83%, nel 2017 l’82% e nel 2018 l’81%. Un’indagine di Booknet Canada realizzata nel 2018 ha rilevato che il 52% della popolazione ha letto almeno un e-book nell’ultimo anno (in crescita rispetto al 48% rilevato nel 2017). Una percentuale nettamente maggiore rispetto al 26% rilevato negli Stati Uniti. Secondo il Pew Research Center, la percentuale di lettura negli Stati Uniti invece è comunque cresciuta rispetto a quella del 2016 (73%), ma è in calo rispetto al 2011, quando a leggere almeno un libro era quasi l’80%.
Le conclusioni da trarre sono evidenti. Dal confronto dei risultati relativi al nostro Paese con quelli stranieri emerge innanzitutto l’importanza di continuare a investire in attività di promozione della lettura che consentano di rendere ancora più diffusa l’abitudine di leggere. L’iniziativa #ioleggoperché, organizzata dall’AIE, si muove proprio in questa direzione, coinvolgendo le diverse realtà attive nel territorio, come le scuole e le librerie. Un impegno che finora ha portato più di 650 mila libri nelle biblioteche scolastiche italiane.
In secondo luogo, i dati presentati sono un’ulteriore conferma che le sfide che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni non saranno di sostituzione di un formato con un altro ma consisteranno in un mix carta/digitale sulla base delle specifiche scelte e degli interessi dei lettori.
di Antonio Lolli
Questo è un articolo del Giornale della Libreria