Univideo ha pubblicato i risultati dell’indagine elaborata da Gfk sul mercato dell’audiovisivo italiano nel 2018. Un mercato che vale 288,9 milioni di euro di fatturato in cui la fa ancora da padrone il prodotto fisico (193 milioni) seppure in calo, ma in cui si nota anche un’importante crescita del digitale anche a valore che, con un fatturato di 95,9 milioni, in un anno tocca il 19,2%.
I dati confermano, quindi, le previsioni: molti italiani si stanno muovendo verso soluzioni digitali di home entertainment: 2 milioni scelgono il noleggio digitale, 750 mila l’acquisto. Ma questo spostamento non può prescindere dall’offerta mutata, con nuovi modelli di business e di fruizione dei contenuti di intrattenimento. A essere cambiato è, infatti, prima di tutto lo scenario di possibilità che si sono aperte al consumatore, che ora può scegliere tra soluzioni alternative all’acquisto e al possesso di un prodotto fisico desiderato, con tutti i suoi svantaggi, di spazio ma anche di tempo. L’offerta ora contempla l’acquisto di quel medesimo contenuto in modalità on demand, da casa e immediatamente, ma non solo: a essere cambiato è il modo di concepire la fruizione dell’audiovisivo, con uno spostamento dal possesso all’accesso ai contenuti.
La leva del modello digitale è rappresentata dalla capacità del servizio streaming o della piattaforma on demand di costruire un catalogo di qualità anche dal punto di vista autoriale, magari con prodotti in esclusiva per gli abbonati, e di diversificare l’offerta per andare incontro ai desideri del pubblico. Guardando alle motivazioni di chi sceglie il digitale, infatti, emerge un 25,6% di fruitori in ragione del catalogo di film disponibili, in termini di qualità dei titolo, cast e regia, e un 28,5% che sceglie in base a logiche d’acquisto più d’impulso, cercando nel servizio la risposta al proprio bisogno di svago («hobby-divertimento»).
Il prodotto fisico, però, rimane ancora la grossa fetta del mercato audiovisivo, segno che il possesso del prodotto (DVD Blu-ray e 4 Ultra HD) è sia un’abitudine consolidata per il consumatore italiano sia un oggetto quasi da collezione: il 43,6% di chi acquista lo fa per «passione-collezione». Il fisico ha poi altri vantaggi percepiti, come la possibilità di vedere lo stesso contenuto più volte e a distanza di tempo (senza essere soggetto al catalogo mutevole di un servizio di streaming), a casa propria ma anche a quella di un amico.
E proprio la condivisione è un concetto chiave che tocca sia il fisico sia il digitale: 4,5 milioni sono le persone che hanno acquistato almeno un prodotto home entertainment a vantaggio dei 6,7 milioni di fruitori finali, con una spesa media di 64,20 euro.
Interessante, infine, guardare al profilo dell’acquirente di prodotti audiovisivi (fisici o digitali) che emerge dall’indagine: si tratta di un pubblico curioso, che non esaurisce la sua voglia di intrattenimento o di storie da un solo canale, ma che anzi mostra una decisa apertura verso gli altri mercati dell’entertainment. Solo il 13,2% è esclusivista del mercato, ma più della metà va anche al cinema (51,7%), acquista libri (50,5%). Il 44,4% acquista anche musica, il 35,7% videogiochi.
di Denise Nobili
Questo è un articolo del Giornale della Libreria