Dopo Valentina Mai, direttrice editoriale e artistica di Kite edizioni, è Carmine Donzelli il protagonista del giro d’interviste alle realtà espositrici di Più libri 2017: un appuntamento che ci accompagnerà fino al 6 dicembre quando, nella nuova cornice del Roma Convention Center La Nuvola, riaprirà i battenti la fiera nazionale della piccola e media editoria. Assente «giustificato» per cinque anni, Donzelli Editore ritorna a Più libri più liberi grazie a un ripensamento del regolamento che disciplina la partecipazione alla fiera. Un dialogo entusiasta e mai interrotto si riapre.

Un ritorno desiderato.

Ci riteniamo un editore indipendente a tutti gli effetti, parte di quel polo della piccola e media editoria romana che ha dato e continua a dare grande vivacità al panorama degli editori italiani. E che con loro s’incontra e si confronta anche a Più libri. È vero, il nostro capitale sociale è partecipato al 20% da Feltrinelli, ma questo non ha avuto né ha alcun impatto sulla nostra autonomia, che rimane assoluta e totale. Per cinque anni abbiamo dovuto rinunciare a venire, quest’anno possiamo tornare e lo facciamo con grande piacere.
Ritengo che il ruolo specifico di Roma nel contesto produttivo e industriale del nostro settore, in Italia, sia quello di caratterizzarsi per una proposta di qualità particolarmente sofisticata e aggressiva, che distingue la nostra offerta da quella dei grandi operatori milanesi. Da questo punto di vista Più libri più liberi ha rappresentato sempre un punto di riferimento importante, tant’è vero che ci siamo impegnati – finché abbiamo partecipato – a portare le iniziative migliori e gli autori più validi. In passato abbiamo sempre onorato questa nostra cifra: ci apprestiamo a farlo ancora, quest’anno, con un programma di eventi di assoluto rispetto.

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A riaccogliervi non troverete il Palazzo dei Congressi. Qualche timore? Quali aspettative rispetto al trasloco sulla Nuvola?
Non sono impaurito dalla Nuvola, ma sono molto incuriosito all’idea di avere un impatto con una struttura così importante e innovativa, uno dei pochi grandi progetti architettonici di Roma degli ultimi decenni. E, d’altra parte, ho la sensazione che sarà uno sposalizio felice quello tra una struttura del genere e un evento dinamico come Più libri più liberi. Ho aspettative positive e grande curiosità: non vedo l’ora di salire quelle scale.

Il pubblico di Più libri più liberi è stato caratterizzato, durante questi anni, da una grande presenza di forti lettori. Se lo spostamento alla Nuvola portasse in fiera tanti curiosi e pochi lettori?

C’è uno zoccolo duro del pubblico di Più libri che è fatto da lettori forti: io li ho sempre incontrati. Arrivano guidati da un’idea molto chiara, che è quella di comprare libri per loro e per i loro parenti e amici, anche in vista delle festività natalizie. E non penso che il trasferimento alla Nuvola possa distrarli da quest’obiettivo, anzi, potrà essere un valore aggiunto.
Almeno questo è il mio auspicio: alle forti motivazioni che si accompagnano di solito a chi viene alla fiera, si aggiunge quest’anno anche l’elemento della curiosità per la struttura, che immagino farà aumentare le presenze. La mia previsione, insomma, è che le cose possano andare meglio e non peggio.

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In generale si è portati a pensare che alle fiere e ai saloni del libro sia la narrativa a funzionare meglio. Ma il vostro rapporto longevo e desiderato con Più libri dice altro.

Il mio ricordo per le stagioni che ho partecipato – che poi sono numerose: salvo le ultimissime, la casa editrice non è mai mancata – è quello di un pubblico molto attento anche alla saggistica politico-civile, che caratterizza la nostra produzione.
Non mi sento marginalizzato nel contesto della fiera per il fatto di non pubblicare narrativa contemporanea. Anche perché penso che l’aspettativa dei lettori che vengono a Più libri sia quella di trovarsi di fronte a un’offerta molto differenziata. Tanto che, nelle scorse edizioni, nessuna iniziativa da noi proposta è andata, non dico deserta, ma anche rarefatta di pubblico: anzi, il problema è sempre stato quello contrario, della gente che rimaneva fuori.
Senza dimenticare che negli ultimi anni abbiamo sviluppato – con maggiori investimenti e una cura particolarmente attenta – un’offerta di illustrati per bambini e ragazzi che guarda molto alle fiabe: narrazioni crossover capaci d’interessare tanto i più piccoli quanto i lettori di tutte le età. Dai Grimm ad Andersen, passando per Pitrè.
Quest’anno ci presenteremo in fiera con un’offerta molto differenziata. Da un lato cercheremo di portare nel nostro stand un campione significativamente articolato di tutti i libri che pubblichiamo. Dall’altro, avremo un programma di eventi che copre gli interessi dei diversi tipi di lettore cui ci rivolgiamo. Ci sarà, ad esempio, un incontro dedicato ai bambini su L’apprendista stregone che abbiamo appena pubblicato: la prima traduzione italiana della ballata di Johann Wolfgang von Goethe, con le illustrazioni di Fabian Negrin. Per la prima volta il maghetto protagonista non avrà la faccia di Topolino, ma quella di un ragazzino.
Certo, se posso dirlo con un po’ di presunzione, penso che l’interesse dei lettori sia determinato dalla qualità della nostra offerta. Ma anche dall’attenzione particolare di cui è capace il pubblico romano. Un tratto caratteristico di questa città – la cui immagine è attualmente sbiadita da una storia recente un po’ umiliante – è il valore della comunità culturale che la popola. I lettori forti romani non sono secondi a nessuno, e meritano luoghi d’incontro e di auto riconoscimento. Per questo io penso che Più libri più liberi sia importante.

Alessandra Rotondo

Questo è un articolo della newsletter di Più libri più liberi a cura del Giornale della Libreria, per consultarla clicca qui.