L’edizione 2017 di Più libri è stata contraddistinta da un aumento del numero di editori espositori rispetto alle passate edizioni, grazie al maggior spazio reso disponibile dal trasferimento alla Nuvola. Questo ha contribuito a rendere ancora più ricco e variegato il mosaico costituito dal mondo della piccola e media editoriapresente in fiera.
Tra le case editrici fedeli alla manifestazione fin dalla sua prima edizione, la Di Renzo Editore occupa uno spazio di primo piano nella diffusione della cultura scientifica e letteraria. Fondata da Sante Di Renzo nel 1985, la casa editrice con sede a Roma propone nel suo vasto catalogo autori conosciuti a livello internazionale, come l’antropologa e ambientalista Jane Goodall e l’astrofisica Margherita Hack.
«L’ultima edizione è stata senza dubbio la più brillante degli ultimi anni – racconta Sante di Rienzo –. La nuova sede ha contribuito a rilanciare l’interesse e la curiosità nei lettori/visitatori. Sia per numero di accessi, sia per riscontro economico nelle vendite, ho avuto la netta percezione di una “ripartenza”, soprattutto rispetto all’anno precedente. In un certo senso è stato come avviare da zero un nuovo ciclo, dove il libro è finalmente al centro dell’interesse del pubblico e delle istituzioni. Si è passati dalla “parentesi” culturale all’”evento” culturale, con tutta la differenza in termini di visibilità ed entusiasmo che intercorre tra le due parole».
Quali sono stati i principali aspetti positivi che ha riscontrato nella scorsa edizione di Più libri?
Ci sono molti aspetti positivi: vedere i passaggi tra gli stand affollati già di per sé è un’enorme soddisfazione. Da troppo tempo, ormai, si viveva della sconfortante sensazione che il «lettore» fosse un genere umano in estinzione. Affollamento significa intrinseca partecipazione, vicinanza, comunione di interessi. Per la prima volta, in questa edizione, ho visto Roma tappezzata di cartelloni pubblicitari che annunciavano la fiera: per strada, nelle metropolitane, sui biglietti dell’autobus. Se l’anno prossimo si riuscisse a preparare l’evento anche tramite spot TV e radio si sarebbe finalmente giunti al giusto tributo di «massa» che la lettura merita.
La nuova sede, prestigiosa oltre che bella, ha contribuito a diffondere quell’immagine di rappresentanza che qualsiasi attività culturale – che voglia fare «tendenza» – deve avere.
Di sicuro l’ottimismo è un’ottima medicina anche per le vendite di noi editori. Trasmettere ottimismo, futuro, iniziativa è fondamentale.
Quali interventi potrebbero essere realizzati per migliorare ulteriormente i risultati della fiera?
Spero che per l’edizione di quest’anno anche le parti della struttura non ancora fruibili al pubblico lo diventino. Servirebbero punti ristoro più ampi e accoglienti, dove magari fermarsi a leggere, oltre che a consumare bibite e cibo. Oltre al Wi-Fi, sarebbero utili anche hotspot attrezzati con schermi e computer, che in tempo reale visualizzino gli eventi in corso, il loro posizionamento, lo streaming in diretta degli stessi e la collocazione dei vari stand limitrofi, con informazioni sugli editori per categoria di interesse (bambini, scienza, narrativa, filosofia etc.). Al momento queste informazioni sono disponibili solo sulla guida cartacea distribuita all’ingresso, ma il cartaceo richiede maggior tempo di consultazione e minore facilità di accesso. In ultimo, per coloro che sono intenzionati a comprare più di un libro sarebbe utile poter disporre di piccoli carrelli, come nei supermercati, dato che il peso della cultura – per chi legge molto – è notevole.
Può tracciare il percorso di evoluzione della sua casa editrice in questi anni?
La crisi alla quale è andata incontro l’editoria negli ultimi anni mi ha convinto a puntare maggiormente su coloro che per curiosità, necessità o per abbondanza di tempo libero sono ancora disposti a prendere confidenza con un libro. Un libro non è mai un passatempo. Anche se decidiamo di leggere in metropolitana, mentre andiamo al lavoro, è comunque una scelta di isolamento ed estraniamento. Ha bisogno del suo spazio e del suo tempo. In epoca di chat ed emoticon, leggere è sicuramente un’attività «lenta», in controtendenza.
Per questo da un paio d’anni abbiamo puntato, sempre nel settore della divulgazione scientifica – che ci caratterizza da più di trent’anni ormai – sui ragazzi; mentre per la saggistica e la narrativa ci indirizziamo agli over 60. I primi sono desiderosi di scoprire, i secondi hanno tempo per rilassarsi. Dolorosamente, è la fascia intermedia di età (30-60 anni) che latita nella lettura…
Quali sono le novità editoriali previste per la sua casa editrice nei prossimi mesi?
Abbiamo in uscita il secondo titolo – di una serie di tre – sulle avventure di Ipazio, un pollo che va a spasso per l’Universo in cerca di segreti e scoperte. Il primo – Booom! È nato l’universo – era un viaggio nello spazio interstellare; il secondo, in uscita, sarà un viaggio al centro della Terra; il terzo sarà una navigazione negli oceani. Ne stiamo preparando anche altri, con la stessa finalità: raccontare la scienza con i mezzi dei ragazzi e i contenuti degli scienziati. Infatti tutti i nostri libri sono scritti da scienziati di chiara fama, coadiuvati da esperti di comunicazione per l’infanzia. Proseguiremo anche con la consueta collana I Dialoghi: incontri con premi Nobel e scienziati di fama internazionale per raccontare come scienza e vita siano molto più unite di quanto si pensi. Non esiste il prototipo dello scienziato «pazzo» chiuso in un laboratorio che inventa cose incomprensibili o pericolose per il mondo. La scoperta nasce sempre dal circostante, dal pregresso. Capire come vivere nel circostante è anche questo l’inizio di un’avventura scientifica.
Questo è un articolo della newsletter di Più libri più liberi a cura del Giornale della Libreria, per consultarla clicca qui.