Continuano le nostre interviste agli editori della piccola e media editoria che saranno presenti alla sedicesima edizione di Più libri più liberi. Dopo aver parlato di una realtà giovane e di successo come NN editore, abbiamo voluto intervistare un’altra casa editrice nata da pochissimo: Black Coffee. Un progetto editoriale con una storia particolare, che lo vede nascere inizialmente come collana delle Edizioni Clichy per poi svilupparsi in una casa editrice indipendente.

La volontà di raccontare attraverso la narrativa nordamericana il mondo contemporaneo, un catalogo fatto anche di voci giovani ed esordienti, e una veste grafica fresca e attraente. Abbiamo fatto qualche domanda all’editore Sara Reggiani, in merito al primo anno di Black Coffee a Più libri più liberi.

Come è nata Black Coffee?

Il progetto Black Coffee si è sviluppato a partire dal nostro desiderio di portare in Italia una proposta di letteratura nordamericana che desse spazio agli autori emergenti, e recuperasse al contempo autori dimenticati o mai pubblicati. All’epoca lavoravamo come traduttori già da molti anni e volevamo semplicemente dire la nostra, offrire un percorso che completasse e arricchisse la vastissima produzione editoriale che si occupa di questo lato di mondo. Pur avendo lavorato all’interno di una casa editrice, però, non ci sentivamo ancora pronti per il grande salto, non eravamo sicuri che quello che avevamo da dire potesse interessare, né possedevamo i mezzi per creare qualcosa di concreto. Così quando da Clichy ci hanno chiesto di portare il progetto nella loro realtà sotto forma di collana, abbiamo accettato. L’esperienza si è rivelata illuminante: Black Coffee è stata accolta con curiosità, e in molti ci hanno esortato a continuare. Il desiderio di essere indipendenti, tuttavia, si è ripresentato dopo un paio di anni e abbiamo deciso di proseguire da soli, per non penalizzare nessuno imponendogli le scelte azzardate che avevamo voglia di fare. Ci siamo presi le nostre responsabilità e non potremmo esserne più felici.

Questo è il vostro primo anno a Più libri più liberi. Quali opportunità è in grado di offrire una fiera come questa alla vostra casa editrice?

Avere la possibilità di raccontare il nostro progetto in una fiera come questa è un grande onore. Essere accolti da Più libri più liberi già in questa edizione, dopo neanche un anno di attività, ci fa sentire riconosciuti come una realtà valida, promettente. Non ci aspettiamo niente più di questo, quindi, di comunicare cioè a chi verrà a farci visita che esistiamo, e che abbiamo un discorso umile ma interessante da proporgli. Non avremmo mai immaginato un giorno di poter stare al fianco delle case editrici che amavamo e seguivamo, ed essere a nostra volta rispettati e seguiti. Più libri più liberi ci offre l’opportunità di dire che, fra le medie e piccole case editrici che si sono guadagnate un posto nel panorama editoriale, ora ci siamo anche noi.

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Il vostro primo anno a Più libri, ma anche il primo anno di PLPL nel nuovo centro congressi della capitale, La Nuvola. Pensate che la maggiore capacità attrattiva della struttura anche di un pubblico diverso possa incontrare il vostro target?

Assolutamente sì. Abbiamo l’occasione di vivere il nostro primo Più libri più liberi in un contesto totalmente nuovo. Siamo molto curiosi di vedere La Nuvola e speriamo che la stessa curiosità porti un maggior numero di visitatori ad avvicinarsi a una bella iniziativa come questa. Per noi significherebbe raggiungere una fetta di pubblico molto ampia, e per di più in occasione dell’uscita di un libro cui teniamo molto, un’antologia di racconti scelti di Joy Williams. I nostri libri, per la loro veste grafica e il punto di vista insolito che offrono, hanno già dimostrato di attirare lo sguardo di una variegata porzione di lettori. Allora quale migliore contesto di questo per valorizzarli e incuriosire anche chi normalmente non fa della lettura la propria ragione di vita?

Come vi immaginate il vostro catalogo da qui a qualche anno?

Il desiderio più grande è riuscire a mantenere il livello di qualità che abbiamo fissato, consolidare con le scelte giuste il percorso intrapreso avendo cura di restare coerenti. Attraverso gli occhi dei nostri giovani autori ci interessa osservare l’America oggi per capire quella di domani. Il catalogo mira a essere una sorta di schizzo, un disegno abbozzato di una realtà in rapido mutamento. Il prossimo anno proporremo titoli attentamente selezionati, di autori emergenti e non, con una novità: il primo numero di «Freeman’s», una rivista letteraria curata da John Freeman, ex editor di «Granta». Ci interessa da sempre offrire uno spaccato sulla vivace realtà delle riviste di settore americane, come già abbiamo dimostrato offrendo in esclusiva sul nostro sito dei contenuti di «The Believer», e intendiamo proseguire su questa strada. Siamo poi molto onorati di portare in Italia Ben Marcus, autore rimasto troppo a lungo trascurato, pubblicando il suo The Flame Alphabet. E ancora tante nuove voci si uniranno al coro. Di qui a qualche anno, insomma, ci auguriamo che il nostro catalogo sia diventato un luogo d’incontro per appassionati – e non – di letteratura nordamericana e che continui a restituire qualcosa a chi si prende il disturbo di scommettere su di noi.

L’autore: Denise Nobili


Questo è un articolo della newsletter di Più libri più liberi a cura del Giornale della Libreria, per consultarla clicca qui.